Nanni Balestrini
L’Ottobre Rosso di Nanni Balestrini ci fa rivivere intensamente quello del 1917. Balestrini ricombina immagini e parole dei protagonisti d’allora in nuovi composti, secondo morfologie e sensibilità inedite, rimescolando il serbatoio dell’arte e delle idee contro ogni forma di inerzia e di asfissia. Il punto di osservazione qui non è però storico ma ideale, come ideale fu l’arte sovietica d’avanguardia nel suo apogeo dal 1907 al 1917, con la sua profonda azione di rottura e poi di stimolo a investire con nuove forme ogni area della nascente vita sociale e proporre un’estetica rivoluzionaria estesa ad ogni livello. Questo voleva dire trascorrere senza soluzione di continuità dalla concretezza della tuta operaia e della stufa progettate da Tatlin nel 1918 al neospiritualismo suprematista di Malevič della seconda metà del 1915, e poi via via attraverso i manifesti, le locandine, le scenografie, il design, gli apparati per le feste rivoluzionarie e le fiere dell’industria.
Ecco l’esempio di una pratica dell’arte, qui e là, interdisciplinare e transnazionale, alta e bassa, che ascoltando il demone delle sue potenzialità ha mostrato sia l’indeterminatezza dei codici visivi quanto la loro infinità possibilità d’apertura, oltre la storia stessa, con la liquidazione staliniana dell’arte rivoluzionaria e i suoi recuperi successivi.
Oltre la storia vale sia per l’arte d’avanguardia russa che per Nanni Balestrini, perché un demone comune li abita entrambi: la continua mobilità delle piattaforme espressive con la loro costante interazione, che poi significa messa al bando della tradizione immutabile, della difesa oltranzista del passato e delle sue eredità. Per Balestrini il lavoro è in realtà un lavorìo, continuo e meticcio, ed è su questo terreno d’una tendenzialità plurilinguista che avviene il prodigio per cui oggi la fenice risorge. Ma che cosa risorge? Al di là di ogni processo di mitizzazione o demitizzazione storica qui riemerge una sorta di “categoria del politico”, un’intenzione profonda, per dirlo con Karl Mannheim, che al di là del comunismo storico si riaggrega intorno al codice genetico particolare e distintivo della sinistra: l’egualitarismo, i valori di emancipazione e di libertà dell’uomo, e basta leggere i frammenti inseriti da Balestrini tra le immagini per rendersene conto. Se l’ideologia è il cimitero in cui vanno a morire le idee, l’Ottobre Rosso di Balestrini riporta le idee in prio piano, non più ammiccando all’utopia di una società in cui tutti siano uguali in tutto, ma rivendicando quell’esigenza insopprimibile a rendere più uguali i diseguali.
Gianluca Ranzi
Scheda della mostra
Artista:
Nanni Balestrini
A cura di:
Gianluca Ranzi
Sede Fondazione Mudima | Via Tadino 26, Milano
Date: 25 ottobre – 10 novembre 2017
Inaugurazione: mercoledì 25 ottobre 2017, ore 18:00
Orario: lunedì – venerdì 11.00 – 13.00/15.00 – 19.00
Ingresso libero
Info al pubblico
Fondazione Mudima
T. +39 02 29 40 96 33
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